C.S. – CONVEGNO NAZIONALE PER I 20 ANNI DELLE “CITTÀ VICINE”: EMERGENZA CLIMATICA, PANDEMIA, ATTIVAZIONE SOCIO POLITICA SOCIALE AL CENTRO DELLA GIORNATA.

C.S. – CONVEGNO NAZIONALE PER I 20 ANNI DELLE “CITTÀ VICINE”: EMERGENZA CLIMATICA, PANDEMIA, ATTIVAZIONE SOCIO POLITICA SOCIALE AL CENTRO DELLA GIORNATA.

COMUNICATO STAMPA

L’INCONTRO SI È TENUTO DOMENICA 27 SETTEMBRE CON UNA DIRETTA ZOOM OSPITATA DA MAG VERONA: UNA CINQUANTINA DI ATTIVISTE E ATTIVISTI DA TUTTA ITALIA, CHE DA VENT’ANNI CONDIVIDONO BUONE PRATICHE DI IMPEGNO POLITICO E SOCIALE, HA RILANCIATO IL RUOLO DEL MOVIMENTO ALLA LUCE DELL’IMPATTO DEL CORONAVIRUS SULLE RELAZIONI, LA SALUTE, LE COMUNITÀ E L’ECONOMIA.

Verona, 30 settembre 2020 – Previsto lo scorso marzo, il convegno nazionale “Le Città Vicine nell’era dell’emergenza climatica e pandemica”, si è tenuto in modalità telematica domenica 27 settembre. L’evento ospitato da Mag Verona ha visto la partecipazione di una cinquantina di donne e uomini da tutta Italia, che a partire dall’anno 2000, anno di nascita del movimento, stanno costruendo una rete trasversale tra centri urbani, rigenerate periferie e borghi per favorire lo scambio di esperienze, che rendano la città e i territori spazi di vita fertile, di innovazione e di relazioni creative.

L’iniziativa è stata arricchita anche dalle riflessioni che il confinamento forzato dei mesi scorsi ha messo al centro e che sono state raccolte in un’edizione speciale di AP – Autogestione e politica prima, il trimestrale di azione Mag e dell’economia sociale, giunto al ventottesimo anno. “Le Città Vicine alla luce di questo presente”:è possibile avere la rivista contattando Mag Verona.

«Usciamo da un tempo di isolamento con il bisogno di lasciarci alle spalle una normalità da superare, per dare spazio all’esigenza del cambiamento – ha affermato Anna Di Salvo, presidente dell’associazione La città felice di Catania, dalla cui intuizione è nato nel 2000 il movimento delle Città Vicine. – Le riflessioni nate in questo tempo di pandemia fanno emergere l’importanza della cura, perché riguarda tutti i punti centrali del nostro impegno nei diversi territori. Il lavoro, intenso come tutto ciò che è necessario per vivere, deve evolversi in ottica di economia verde e circolare. Così come la visione ecologica procede gomito a gomito con il femminismo. Emerge però l’urgenza di rispondere a una sanità pubblica in smantellamento nel Paese rifondando la sanità territoriale, recuperando la medicina di base.»

Simonetta Patanè, sociologa della conoscenza

«Il virus è stato raccontato con un linguaggio maschile di guerra, dicendo di essere in trincea, in battaglia, contro un nemico. In realtà lo si sta affrontando in un modo più femminile, con strategie di convivenza che non smantellino lo starsi vicino. Di fronte a questa situazione dobbiamo reinventare il lavoro, riorganizzare tutto su nuove basi, è un’urgenza incalzante in cui conta soprattutto la responsabilità e il mettersi in gioco. Purtroppo il rapporto con chi amministra non è sempre di dialogo e collaborazione: ad esempio il centro storico di Roma è devastato per assenza di turismo e di lavoro con la chiusura degli uffici. Ma l’amministrazione si nega o non risponde. Quindi se si immagina una progettazione che dia spazio ai bisogni e ai desideri, questa deve diventare urlante per dichiarare di esserci. Non temiamo di aprire conflitti.»

Franca Fortunato, giornalista 

«Vedo un cambiamento nel linguaggio: parole come cura, relazioni, responsabilità sono più presenti nei discorsi istituzionali. Non è una questione formale ma dipende da come si è gestito il periodo di isolamento. Prima del Covid la parola “solidarietà” era innominabile per effetto del liberismo imperante. Ora, a partire dall’Europa e da Ursula Von Der Leyen, si affermano idee che sono il capovolgimento completo di ciò che avevamo prima. Come nel trattare l’immigrazione, dichiarandola questione europea, ma da gestire con un approccio umano e umanitario. Le parole della presidente della commissione europea vanno nella nostra direzione, forse si sta aprendo una fase nuova.»

Loredana Aldegheri, co-fondatrice di Mag Verona

«Nel 2007 le Città Vicine avevano organizzato un convegno su “La vita alla radice dell’economia”: sancimmo allora che gli strumenti, i processi economici devono avere circolarità, altrimenti c’è una dissociazione tra parola e risultato. Si deve lavorare in direzione della transizione ecologica, anche se la realtà che viviamo è contraddittoria: l’economia si è abbarbicata sulla finanza e la globalizzazione ha surclassato le economie locali, precarizzato il lavoro. Ne abbiamo pagato le conseguenze in questa pandemia ad esempio con la mancanza di mascherine, un bene che in massima parte veniva prodotto fino a pochi mesi fa quasi esclusivamente in Cina. Ogni comunità non può pensare in futuro di rinunciare a produrre beni e servizi essenziali.

I movimenti no global e le iniziative autogestite non hanno comunque rinunciato in questi mesi a costruire altro agendo insieme: il
Global Forum di Barcellona è stato un passo significativo che potrà dare frutti importanti. E poi sul linguaggio, sentiamo che anche il presidente del consiglio Giuseppe Conte usa termini come “mutualismo”, “sviluppo sostenibile”, “resilienza”. Sono parole strumentali o si riconosce il bisogno di andare in quella direzione? Io colgo l’aspetto positivo, l’invito. D’altronde noi cittadine e cittadini non operiamo nei luoghi decisionali. Ci servono delle strategie per avere un rapporto non dipendente con le istituzioni. E c’è bisogno di incontrarsi più spesso.»

Maria Enrica Castiglioni, presidente dell’associazione Parco Piazza d’Armi – Le Giardiniere

«Dobbiamo costruire una civiltà delle relazioni e una città della cura. La pandemia ha messo in evidenza massima questi due aspetti. Siamo passati negli anni dall’antagonismo militante alla progettazione alternativa, fino all’interlocuzione con le istituzioni. Però vediamo che l’area per la quale ci stiamo impegnando a Milano, con l’associazione Le giardiniere, è stata sì salvata dalla cementificazione – 35 ettari sono rimasti area verde, solo sette quelli edificabili – però ora lì si vuole costruire tutto in verticale, con l’effetto finale di cinque Pirelloni. Quindi chiediamoci come gestire questa conflittualità, quando dall’altra parte c’è la volontà di continuare con la stessa logica. Per mettere in atto una nuova economia – e penso anche all’economia gentile promossa da papa Francesco – è inevitabile andare in conflitto. Dobbiamo capire come metterlo in pratica.»

La rete delle Città Vicine ha inizio a Catania e oggi unisce Milano, Catanzaro, Foggia, Roma, Bologna, Mestre, Napoli, Spinea, Pordenone, Vicenza, Verona, Palermo, Chioggia, Firenze, Lampedusa, Niscemi, Bergamo, Riace, Cleto, L’Aquila, Pesaro, Fano, Viareggio, Cagliari, Lecce, Torino, Pinerolo, Messina, Vico del Gargano, Lucca, Poviglio, Barcellona, Girona, Colonia, Lesbo… Lo scambio di questi anni è diventato un vivaio di pratiche, di conoscenza reciproca e di metamorfosi, specie in relazione alla presenza di donne e uomini migranti. Diverse le pubblicazioni realizzate, ultima delle quali “L’Europa delle Città Vicine” di Edizioni Mag, del 2017.

Mag Società Mutua per l’Autogestione nasce a Verona nel 1978 per sostenere l’autoimpresa, l’economia sociale e la finanza etica, valorizzando le risorse delle persone e la mutualità delle relazioni. In 40 anni sono circa un migliaio le imprese sociali, attive in diversi settori, nate e cresciute grazie al supporto Mag. Oltre al centro servizi per imprese sociali ed enti non-profit, Mag Verona offre un incubatore solidale e uno sportello di microcredito per le persone e per l’avvio d’impresa, e agisce in rete con numerosi enti del settore. Cura inoltre un ufficio studi e un ufficio progetti per l’innovazione sociale ed economica.

 

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Ufficio stampa Mag Verona

Fabiana Bussola

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