Io vivo qui

RIGENERAZIONE URBANA A VERONA:
LA SCOMMESSA DEL VOLONTARIATO
a cura di Chiara Tommasini
Durante l’ultimo fine settimana di settembre si è tenuta la tre giorni della Festa del Volontariato, quindicesima edizione, organizzata dal Centro Servizio per il Volontariato di Verona. Ad aprirla una riflessione sugli spazi vuoti da far rivivere, sussidiarietà, rigenerazione urbana. Il CSV Centro Servizio per il Volontariato di Verona quest’anno, per il convegno che ha aperto la manifestazione, ha scelto, tra i tanti, questi temi e ha messo a confronto dietro al banco dei relatori quattro personalità che, a livello sia locale che nazionale, si occupano quotidianamente di gestione e tutela del bene comune.
Durante le due ore circa del convegno Io vivo qui. Beni comuni, sviluppo sociale ed economico, rigenerazione urbana, alla presenza di un centinaio almeno di associazioni e aperto dalla presidente Csv Chiara Tommasini e dall’assessore ai Servizi sociali Anna Leso, si è manifestato anche un impegno concreto. Un bando di idee condiviso tra Csv, Co.Ge. Comitato di Gestione del Fondo Speciale Regionale per il Volontariato, Veneto e Fondazione Cariverona per stimolare la creatività e dare libero sfogo e circolazione a nuovi modelli di riuso e recupero degli spazi urbani. «Un bando di idee condiviso per l’utilizzo degli spazi vuoti che faccia da attivatore di nuovi spunti, propositi e iniziative che vengono dal mondo del volontariato, dai comitati locali, dalla cittadinanza, è un ottimo punto di partenza. E non costa nulla», ha proposto Silvana Bortolami, presidente del Co.Ge. «Una volta messe insieme le idee, si possono trovare e condividere altre forme di finanziamento».
Del resto, l’esigenza di ripensare gli spazi inutilizzati, capire in che modo farli rivivere, strapparli al degrado di cui spesso sono protagonisti e che generano, è pressante. «Dal ’47 al ’60 la costruzione di nuovi edifici ha avuto una crescita esponenziale del 400per cento. La popolazione non è cresciuta così tanto e, a livello nazionale, ci sono ben cinque milioni di edifici vuoti, ha riassunto Giovanni Campagnoli, autore del libro Riusiamo l’Italia. «Siamo pieni di spazi vuoti, e in un momento in cui la disoccupazione giovanile è al 34 per cento, ecco che start up e iniziative creative che abbiano come obiettivo quello di creare lavoro facendo leva su progetti innovativi di rigenerazione urbana, possono risultare vincenti. Per partire, non sono necessari investimenti milionari, si può procedere a piccoli passi», sostiene Campagnoli. Cosa serve, quindi? «Favorire un processo di sburocratizzazione».
Sul territorio, ci sono 845mila metri in disuso solo per quel che riguarda le ex aree militari. «Una potenzialità enorme, certo, ma anche un’incognita non indifferente e una sfida», riflette Michele De Mori, presidente di AGILE Arte Giovani Impresa Ecc. A questi, inoltre, sono da aggiungere ben 173mila metri cubi di residenziale inutilizzato: spazi che avrebbero bisogno quantomeno di un utilizzo temporaneo, in attesa di una destinazione definitiva, per renderli utilizzabili appena dismessi, per impedire il loro degrado, per iniziare già a valutare la loro vocazione». Prosegue De Mori «sono spazi strategici nei quali è possibile avviare oggi importanti processi di rigenerazione urbana e di promozione di attività culturali e sociali in un’ottica di miglioramento della qualità di vita della comunità».
Sulla questione più istituzionale e formale toccata dall’incontro è intervenuto invece Franco Dalla Mura di Labsus Laboratorio per la sussidiarietà, facendo un plauso alla strada recentemente intrapresa dal Comune di Verona, circa il nuovo “regolamento” che consente la collaborazione fra cittadini e amministrazione a proposito di beni comuni. Si tratta del regolamento che colma il vuoto normativo fra il principio affermato nelle poche righe introdotte nella Costituzione con l’articolo 118 (2001) e la realtà quotidiana delle amministrazioni. A Verona «lo stanziamento che l’amministrazione ha previsto, verrà utilizzato per testarlo nella quotidianità e non sarà investito in consulenze varie: questo mi sembra già un ottimo punto di partenza», ha spiegato Dalla Mura, specificando che a livello nazionale, 140 Comuni hanno iniziato a redigere un regolamento sulla sussidiarietà e 60 di questi lo hanno già adottato.
A chiudere il convegno l’intervento di Giovanni Sala, vice presidente vicario della Fondazione Cariverona «quello degli spazi vuoti è un problema che colpisce duramente soprattutto le ex città militari e quei luoghi fortificati che hanno avuto un ruolo e un utilizzo importante e strategico nei secoli scorsi e che ora sono invece svuotati», ha affermato Sala elencando le iniziative dell’ente per la riqualificazione. «Per far fronte a una riconversione generale occorrono sì risorse economiche, e molte dato che si tratta di interventi che avrebbero bisogno di decine di milioni di Euro ciascuno, ma anche di idee. E obiettivi condivisi. Solo lavorando insieme si possono ottenere buoni risultati», ha aggiunto il vice presidente.
«Un bando di idee: siamo ben felici di poter collaborare a un progetto che possa contribuire al miglioramento della qualità della vita di tutti, attraverso un’iniziativa che coniughi riattivazione di spazi abbandonati, volontariato, attività giovanili, prendendoci cura del luogo in cui viviamo. Un luogo che consideriamo un bene comune, come pure lo sono le capacità, le conoscenze e l’impegno messi in campo dal volontariato e della cittadinanza attiva: ci auguriamo di poter presto creare nuove sinergie in questo senso, capaci di dare alla luce una proposta concreta» è il commento di Chiara Tommasini, presidente del CSV Centro Servizio per il Volontariato di Verona. In dettaglio, prosegue Tommasini «fra i beni comuni, fra quelli materiali, lo spazio ne è uno fondamentale. E’ un bene comune aperto a tutti, ci permette di socializzare (in particolar modo i giovani, ma non solo), di migliorare la coesione sociale e consente percorsi partecipati e inclusivi oltre che di cittadinanza attiva. Ciò avviene realizzando al suo interno, ma anche esterno, attività (nel nostro caso sociali) che oltre ad essere utili, mettono in moto relazioni, idee, prese di posizione su questioni che interessano tutti, trovando soluzioni a problemi comuni. Per le associazioni» spiega la presidente del CSV «lavorare su questi spazi significa realizzare intenzionalmente dei progetti, che oltre all’esito benefico voluto hanno, come effetto parallelo, il risultato di renderli socialmente più sicuri. La realizzazione di progetti, ad esempio attraverso bandi, permette inoltre una proficua collaborazione orizzontale, con il coinvolgimento di associazioni, cittadini, istituzioni attraverso una rete e una progettualità che possono essere di aiuto al territorio». Sulla questione della rigenerazione urbana c’è molta attenzione anche da parte delle istituzioni «condizione che fa augurare una maggiore sensibilità e prontezza di risposta, utile a concretizzare una possibile iniziativa» auspica la presidente del CSV.
Il convegno è stato organizzato dal Csv con la partecipazione dell’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune, Fondazione Cariverona e grazie alla promozione de I Cantieri del Bene Comune.