Cumular beni non è benedizione, nel lavoro c’è felicità

L’ufficio studi MAG vi propone la lettura dell’articolo di Luigino Bruni apparso su Avvenire “La Piramide delle vittime”.
“La profanazione del diritto e della giustizia hanno sempre attivato la voce e lo sdegno dei profeti, che continuano a smascherare i corrotti e a chiamarli alla conversione.
[..] Per ridare speranza ai poveri umiliati servirebbero le parole infuocate di nuovi profeti, ma sarebbero altrettanto preziosi nuovi Qohelet, capaci di svelare la sciocchezza e la tristezza delle nostre finte ricchezze e false felicità.
«Se vedi il povero oppresso e il diritto e la giustizia calpestati, non ti meravigliare di questo. Ogni guardiano ne ha sopra un altro, e c’è uno più alto che li domina. Ma anche il re per il suo profitto è servo della terra» (Qohelet 5,7-8).
[..] Non tutte le gerarchie sono soprusi e oppressioni, ma molte lo sono ancora, e la Bibbia ci invita a sognare una terra nuova, un diritto e una giustizia che non ci sono ancora.
[..] Qui Qohelet ci conduce all’interno di un palazzo mediorientale della sua epoca. Ci mostra un ricco, attorno a lui una pletora di cortigiani e di parassiti che mangiano la sua ricchezza. Tutta e solo infelicità, dei parassiti e del ricco, cui vengono mangiati ricchezza e sonno. Fuori dal palazzo c’è invece un lavoratore, un contadino o un artigiano, che vive del suo lavoro, e fa sogni dolci. Ritroviamo in queste poche parole l’antico ed eterno conflitto tra rendite e lavoro, tra chi vive consumando pane di ieri e di altri e chi vive del poco pane del suo lavoro.”
Potete leggere l’intero articolo qui.
Buona lettura!