È triste la felicità seconda

L’ufficio studi MAG vi propone la lettura dell’articolo di Luigino Bruni apparso su Avvenire, che porta avanti la lettura del Qohelet, approfondendo il tema dell’importanza del considerare l’intera condizione umana ed in particolare di comprendere l’essere umano in ogni sua modalità di ricerca della felicità.
“Esiste una tensione tra felicità e verità. Finché sono entrambe piccole, vanno naturalmente insieme. Ma quando la verità cresce e si fa spazio, finisce per far evaporare le nostre felicità, e un dolore morale diventa prezioso compagno dell’ultimo e decisivo tratto di strada.
Alcuni, di fronte a questo nuovo sconosciuto dolore, preferiscono restare illusi per salvare un po’ della vecchia felicità; altri, continuano il cammino tra i fumi delle antiche certezze. (..)
Dopo aver esplorato con la sapienza il mondo degli uomini, accumulato saggezza e conoscenza, e scoperto che è tutto e solo vento e fame di vento, Qohelet prova un’altra strada di non-vanità. È quella che l’umanità ha sempre tentato per trovare un ‘qualcosa di bene’ e di vero che non fosse solo fumo e vento, habel. È la strada della ricerca del piacere nei corpi, nelle ricchezze, nell’eros, nel benessere (..)
È questo un edonismo diverso da quello di chi sceglie il piacere all’inizio del cammino, prima di aver cercato le gioie più alte e spirituali. (..)
Ma alla fine di questa seconda ricerca della verità nelle felicità sotto il sole, sentiamo, ancora, pronunciare il tremendo e bellissimo: “Tutto è fumo [habel] e fame di vento, non c’è profitto [Itron] sotto il sole” (2,11). Tutto è habel, tutto è ancora un infinito Abele. I piaceri, i corpi, i molti beni non sconfiggono l’habel.”
Potete leggere l’intero articolo qui.
Buona lettura!