Ricostruire e riconoscere le competenze per l’autoimprenditorialità sociale.

Di seguito l’ intervento a cura di Loredana Aldegheri nell’ambito della Conferenza UNESCO, dal titolo: “Il riconoscimento delle competenze come felice malinteso. Bilancio, validazione e certificazione tra esigenza di regolazione istituzionale/contrattuale e opportunità di sviluppo personale“, coordinata dal Prof. Pier Giovanni Bresciani (Università di Bologna) che si è tenuta a Firenze il 4 giugno 2015.
Ricostruire e riconoscere le competenze per l’autoimprenditorialità sociale.
Riflessioni a partire da una esperienza
Sono Loredana Aldegheri, co-fondatrice d Mag Soc. Mutua per l’Autogestione, realtà mutualistica nata 37 anni fa a Verona ed impegnata ad accompagnare e supportare imprese sociali che scommettono sull’Economia Sociale e sulla Finanza Etica.
Più di 900 Imprese sono nate e cresciute nel tempo con l’apporto culturale, aziendale e politico di Mag e più di 400 sono quelle stabilmente collegate a Mag Verona fruendo di servizi tecnici economici, formativi, culturali, e costruendo assieme -spesso per sottogruppi – reti di collegamento e di co-progettazione.
Siamo perciò parte viva ed attiva del movimento dell’ Economia Sociale italiano ed europeo che -come già in gran parte noto- ha avuto un forte impulso negli ultimi 25/30 anni.
Accanto ad un’economia che andava -e per molti versi che va ancora- globalizzandosi, delocalizzandosi e finanziarizzandosi è cresciuta, al di fuori di ogni previsione, una economia altra/differente con l’attesa di non più separare e mercificare le vite singolari e sociali dai processi lavorativi e produttivi.
Il movente è stato il bisogno/desiderio di riumanizzare l’economia, di superare l’alienazione del lavoro, di ricomporre le prestazioni/funzioni attraverso il protagonismo, la responsabilità in prima persona di donne e uomini. Connettendo il tutto con il benessere delle comunità locali ma anche planetarie.
Sono nate da questi paradigmi migliaia di microimprese autogestite nei diversi campi: agricoltura biologica, commercio equo e solidale, servizi di cura a bambini, anziani, portatori di handicap. Altre Imprese Sociali si sono cimentate in contesti tradizionali rivitalizzati ricomprendendo sempre di più ambiti artistici – culturali – musicali, del tempo libero e di aggiornate artigianalità, passando spesso per il microcredito e per il risparmio ri-orientato.
Questi ambienti di autoimprenditività sociale, nel contribuire alla creazione di migliaia di spazi /posti di lavoro inediti, sono stati generativi -seppur spesso nell’inconsapevolezza– di competenze originali, e al contempo complesse ed articolate.
Tant’è che molti e molte operatrici dell’Economia Sociale non avendo a disposizione parole -in prima battuta- tendevano da una parte ad idealizzare le imprese di appartenenza e dall’altra a svalutare la propria funzione: la frase tipica – specialmente nelle piccole e microimprese- era “faccio un po’ di tutto e forse un po’ di niente”.
Attraverso la formazione continua ed i servizi di orientamento, come Mag abbiamo supportato le Imprese Sociali collegate registrandone, oltre agli indubbi risultati autoimprenditivi ed aziendali, anche i connessi risultati di autoformazione in ambito lavorativo di Terzo Settore.
Attraverso specifici percorsi abbiamo lavorato per trovare parole, linguaggi, narrazioni per favorire la consapevolezza ed il discernimento di quanto l’esperienza andava a consolidare ed ad accumulare nelle diverse iniziative in termini di saperi e competenze, inizialmente impreviste, e poi spendibili all’interno ed all’esterno dell’impresa sociale e particolarmente nella contrattazione con le istituzioni e con le comunità locali per fare un esempio.
Negli ultimi anni Mag Verona ha particolarmente curato con e per le imprese sociali collegate proprio il passaggio ad un più maturo riconoscimento del Capitale Umano generato e fin qui accumulato dell’Economia Sociale a matrice Mag. Capitale Umano da mettere decisamente in valore, proprio nel presente momento storico economico, per ri-guadagnare lo scambio intergenerazionale; per ri-fertilizzare le relazioni con le istituzioni educative, formative e politiche e con le spesso inaridite comunità municipali, regionali ed europee; per riconsiderare il senso del limite come misura con l’ambiente e le cose.
Con uno specifico progetto “I Saperi dell’esperienza autoimprenditiva e sociale” -realizzato nell’ambito dei programmi della Regione Veneto(2010-2011) a cui ha contribuito come esperto scientifico il Prof. Pier Giovanni Bresciani- ha preso deciso avvio l’azione originale di ricostruzione delle competenze disseminate in tante donne ed uomini che hanno investito passioni, intelligenze, fatiche e che oggi possono sentirsi anche “maestri e maestre” grazie a percorsi non formali ed informali di apprendimento nel lavoro dell’impresa sociale portati per l’appunto a “valore” oltre la certificazione di rito. Competenze che sono il portato di un nuovo simbolico in quanto intrise di istanze volte:
alla condivisione piuttosto che alla competizione; alla creatività piuttosto che alla ripetitività; alla relazionalità piuttosto che all’ individualismo; alla valorizzazione della prossimità piuttosto che alla fascinazione della globalizzazione.
Perciò quando come Mag parliamo di competenze parliamo certo di capacità a fare ma anche contestualmente di capacità a pensare e a disegnare nuovi orizzonti del vivere comune di cui abbisogna proprio la società post ideologica assai frammentata e spesso impaurita.
E’ questo il buon mix di attenzioni che i/le consulenti/operatori Mag potenziano nelle persone che richiedono l’accompagnamento nell’attivare una loro impresa.
Con quali competenze a loro volta?
Noi effettivamente le chiamiamo competenze e stile Mag
E ciò in prima battuta può essere chiaro solo a noi e a chi è in relazione con noi.
Qui le possiamo chiamare competenze plurime ed integrate: integrate nei contenuti tecnico aziendali, ma anche nella cura delle relazioni non strumentali e alimentate di senso “politico” che porta a sviluppare imprese di lavoro non schiacciate su interessi particolaristici ma orientate alla creazione di ricchezza condivisa salvaguardando il piacere singolare del “dare inizio” ad attività e/o opere socialmente responsabili.
Anche Mag è un luogo cooperativo e mutualistico: è da questo humus che attingiamo ed è questo l’humus che rinnoviamo con il nostro agire.
Anche le/i consulenti e le/gli operatori Mag sentono di vivere la scommessa del cambiamento sociale ed economico che è veramente tale se ad esso si contribuisce in prima persona ed in relazione facendolo germinare e crescere attraverso spazi ed ambiti concreti che nel procedere quotidiano contrastano anche con piccoli ma significativi gesti:
– il consumismo e gli sprechi con pratiche di recupero e di riciclo;
– la depredazione della terra e della natura con la cura dei beni comuni;
– il trionfo della finanza virtuale che muove titoli di credito 10-12 volte il PIL spostando il piccolo risparmio verso la finanza etica.
Le competenze integrate che Mag potenzia soprattutto nelle giovani donne ed uomini e di chi si trova, suo malgrado, ai margini della società sono perciò qualcosa che va oltre le aggiornate abilità e capacità atte ad intercettare il cosiddetto mercato tradizionale del lavoro.
Per noi valorizzare le competenze è un modo di favorire processi di vera inclusione sociale, ovvero la possibilità per ognuno/a di lasciare nel mondo un segno della propria autentica umanità che la mercificazione del liberismo degli ultimi 30 anni ha secondarizzato e strumentalizzato. Per Mag le competenze così assunte e valorizzate sono come le pietre scartate dai costruttori poco lungimiranti e oggi spesso in affanno. Sono per noi preziose testate d’angolo!
P.S.:Dispositivi di ri-costruzione delle competenze del Progetto “I saperi dell’esperienza autoimprenditiva e sociale”
I dispositivi di ricostruzione delle competenze fatti propri da consulenti/operatori e condivisi con i/le partecipanti hanno permesso di:
– accedere alla vita professionale di partecipanti attraverso un’attenzione e una riflessione che ha riguardato non tanto o non solo i prodotti e gli effetti dell’azione formativa e professionale, ma soprattutto i contesti e i processi in cui tale azione si è svolta, e dunque i modi di pensare, di agire e le strategie messe in atto con maggiore o minore pertinenza rispetto all’ambiente di riferimento, i metodi utilizzati per risolvere i compiti, più o meno aderenti ai metodi tradizionali codificati o più o meno divergenti e innovativi rispetto a questi;
– esplorare l’azione, conseguente alla diagnosi e all’interpretazione delle situazioni indipendentemente da ogni determinismo strutturale (appartenenze sociali e istituzionali, valori…) o psicologico (carattere, attitudini, …);
– cogliere la complessità delle interazioni tra soggetto, azione professionale e contesti assumendo il contesto come una struttura composta da entità agenti, singole o collettive, in costante interazione tra loro, che interpretano, valutano, agiscono, negoziano;
– adottare e far propria una visione “dinamica” ed “emergente” delle competenze, che non vengono presupposte come “oggetti” statici e isolati su cui intervenire, ma rappresentano l’esito di un percorso (di una storia) che vede il soggetto impegnato a dare un senso alla sua interazione con il contesto e a costruire strategie
di azione che ritiene coerenti con i propri obiettivi;
– sposare una concezione dell’operatore o consulente come colui che è partecipe e interprete (a sua volta) della realtà esaminata, ovvero dell’esperienza del soggetto che viene ricostruita nel processo di consulenza, e contribuisce a costruire (co-costruisce) il sistema di significati che a tale esperienza viene attribuita.
(dal testo “Riconoscere, validare e certificare le competenze dell’economia sociale” pag. 12-13- Progetto Asse IV “Capitale Umano” – DGR 1758 Reg. Veneto del 16/06/09)