AUTOGESTIONE, MUTUALISMO E FINANZA SOLIDALE

Il percorso delle Mag
Intervista a Loredana Aldegheri, direttrice e cofondatrice di MAG Verona,
nel libro Soldi Puliti di Luca Reteuna
1) Siete stati la prima MAG in Italia: come è nata l’idea, a partire dal nome?
Nel dicembre 1978, nasceva a Verona la Mag-Società Mutua per l’Autogestione (Società di Mutuo Soccorso). A volerla fortemente fu l’avvocato Giambattista Rossi, che affiancato dalla sottoscritta, allora giovanissima, pose le basi del suo avvio, insieme a molti altri cittadini e cittadine ed esponenti del sindacato e dell’associazionismo veronese che credevano in un’economia solidale e cooperativistica. Tra di loro Lino Satto, Maria Teresa Giacomazzi ancora oggi responsabili della Mag.
Non era facile il clima di quegli anni: crisi economica generalizzata, conflitti sociali, violenza politica. Eppure il nuovo si stava facendo strada. Le giovani generazioni avevano bisogno di lavoro, ma molti non si accontentavano di un “posto sicuro” sotto padrone o alle dipendenze del settore pubblico. Volevano qualcosa di più, un lavoro che impegnasse le loro energie più profonde, che desse risposta al loro desiderio di libertà, che fosse fonte di reddito per sé, ma nello stesso tempo occasione di crescita per l’intera comunità.
Questa coscienza sociale e politica aveva radici lontane, che affondavano nell’800, il secolo in cui l’impetuosa crescita della classe operaia aveva espresso lo spirito solidaristico nelle prime società di mutuo aiuto e soccorso, società che orientano il nome Mag.
2) Che differenza c’è tra voi e una qualsiasi finanziaria?
L’avventura della Mag prende avvio a partire da esperienze di fabbriche in crisi.
Lavoratrici e lavoratori ora licenziati, ove vessati nelle piccole aziende, anziché limitarsi a protestare, decisero di fare un salto di responsabilità e di qualità di iniziativa.
La molla che li ha spinti a rischiare l’avvio di una nuova attività, (senza una lira in tasca!), è stata quella di realizzare un desiderio di libertà ed insieme anche di buona imprenditività.
In quegli anni un ruolo molto importante ebbero anche i giovani contadini e contadine, che furono protagonisti di esperienze di occupazione di terre incolte con lo scopo di metterle a coltura e recuperarle ad un uso produttivo. In questo modo nacque la cooperativa di agricoltura biologica Ottomarzo di Sant’Ambrogio di Valpolicella, che, con l’aiuto anche finanziario della Mag potè comprare il casale della Ca’ Verde, allora un rudere abbandonato, e farne la propria sede. Dopo 15 anni la cooperativa terminò di pagare il debito ed entrò pienamente in possesso dell’edificio, che nel frattempo aveva ristrutturato, ed oggi è spazio aperto a feste ed incontri pubblici, nonché sede di un agriturismo.
Era stata un’idea anticipatrice di G.B. Rossi quella di chiedere denaro ai soci della Mag, riattualizzando il senso del mutualismo, ossia del risparmio finalizzato al sostegno di esperienze di autogestione, allo scopo di creare non profitto, ma nuovi posti di lavoro e servizi di utilità sociale. Utilizzando infatti proprio la legge ottocentesca sulle società di Mutuo Soccorso, la Mag potè raccogliere il risparmio dei cittadini divenuti soci, mettendo insieme i 100 milioni necessari ad avviare l’operazione di credito solidale.
Le persone che si mettevano insieme per costituire cooperative o iniziative autogestite si trovavano nell’impossibilità di ottenere credito dalle banche, perciò non sapevano come finanziare le nascenti attività: la modalità di finanziamento solidale individuata dalla Mag trovò molta condivisione e permise alle cooperative, come l’Ottomarzo -e molte altre- di avviarsi e di continuare la loro attività.
Fu a questo modello innovativo e coraggioso a cui si ispirarono in seguito altre 6 Mag in Italia e la stessa Banca Popolare Etica.
Come si vede dal processo raccontato, la Mag differisce dalle finanziarie per l’obiettivo, per i contesti di intervento e per la qualità delle relazioni che attiva.
3) Garantite sostegno economico solo alle imprese sociali o anche ai semplici cittadini?
La Mag accompagna la nascita e lo sviluppo di Imprese Sociali (Cooperative – Associazioni – Onlus – Fondazioni) primariamente con un lavoro culturale sulle motivazioni dei promotori/promotrici.
A seguire la Mag mette a disposizione – attraverso un Centro Servizi dedicato alle organizzazioni non profit – consulenze ed attività di formazione ricorrente e continua per implementare la dimensione aziendale dei soggetti che intraprendono, spesso ricchi di passioni e di idee, ma poco attrezzati a livello economico, tecnico e finanziario.
Molte delle 800 Imprese Sociali che la Mag ha accompagnato nella sua storia – ultratrentennale – hanno anche fruito di una qualche forma di prestito frutto dei depositi dei soci Mag.
Negli ultimi 5 anni la Mag ha dato ascolto a bisogni di persone in situazione di nuova povertà esclusi dai circuiti finanziari normali e a persone sovraindebitate “drogate” dalle finanziarie dai prestiti facili.
La Mag ha attivato per questi soggetti, del contesto veronese, un servizio specifico di Microcredito in convenzione con 2 Banche di Credito Cooperativo della Provincia di Verona con il sostegno della Fondazione Cariverona e del Comune della città che hanno contribuito a costituire un piccolo Fondo di Garanzia.
Il servizio di microcredito ricomprende un servizio di accompagnamento all’autoimpiego di quanti, avendo perso il lavoro, si trovano ai margini del mercato del lavoro tradizionale. Questo intervento è – a volte – sostenuto con erogazioni liberali dalla Banca Popolare di Verona, da Vita Consulting onlus e da altri piccoli donatori.
4) In un mondo economico prevalentemente al maschile, MAG Verona rappresenta una felice eccezione: come è stato possibile?
Fin dalle origini, l’esperienza della Mag è stata caratterizzata da una grande forma di libertà. Lontana dalle istituzioni, la Mag era capace di dare politicità al lavoro quotidiano, radicandosi nel territorio e dando vita a forme di partecipazione attiva, inedite rispetto alle forme dell’agire politico tradizionale.
Non è un caso che, alla fine degli anni ’80, spinte da una ricerca di libertà femminile, Maria Teresa Giacomazzi ed io incontriamo Luisa Muraro e alcune donne della Comunità filosofica femminile Diotima, presso l’Università di Verona e della Libreria delle Donne di Milano. In breve intrecciamo una relazione feconda con lei ed altre. Inizia un fitto scambio e una ricerca di senso che ancora adesso accompagna e illumina il fare quotidiano della Mag.
Il pensiero della differenza sessuale viene accolto nella Mag, ed inizia l’impegno di farne pratica di vita quotidiana.
Il pensiero e le pratiche della differenza gettano una nuova luce su gesti e relazioni che già erano avviate: la pratica dell’autogestione, e quindi dell’auto-organizzazione del lavoro viene rafforzata dal senso di partire da sé, su cui si fonda la politica delle donne. Nella pratica del lavoro autogestito, “partire da sé” significa interrogare i propri desideri profondi, scommettere in prima persona, investire nel lavoro come in una dimensione strettamente intrecciata alla propria vita.
Ma il lavoro autogestito e cooperativo è anche primariamente lavoro in relazione, e la pratica delle relazioni colloca donne e uomini all’interno di una rete di intrecci e di vincoli che si contrappongono al fare individualistico, tipico di molti comportamenti nell’oggi.
Il riconoscimento dell’importanza delle relazioni, a partire dalla relazione primaria con la madre, che ci ha messo al mondo e donato il linguaggio, porta a capire che non è la cultura dell’uguaglianza dei diritti formali a regolare efficacemente le relazioni tra donne e uomini, quanto la capacità di riconoscere le differenze ed anche le disparità, vivendole nel contesto. Verso la madre abbiamo un debito originario e inestinguibile. Ritroviamo simbolicamente l’originaria forza della relazione materna nelle relazioni che sono all’origine delle nostre esperienze più significative, anche in quelle di lavoro. Anche in queste relazioni vi è una disparità che, quando viene riconosciuta e vissuta, si rivela fonte di crescita. I rapporti di lavoro in cui si sa apprezzare la disparità e vi è riconoscimento di autorità generalmente fluiscono molto meglio di quelle che si basano sull’esercizio del potere o sulla rivendicazione dei diritti.
5) Lei parla di economia come governo della casa e di saperi delle madri e dei padri che possono consentirci di superare la crisi: qual è la sua ricetta?
Nell’esperienza di Mag Verona possiamo dire che – nell’oggi – più donne che uomini, per necessità e desiderio, intraprendono la via dell’economia sociale e della finanza etica.
Negli ultimi due anni abbiamo contribuito a fare nascere una cinquantina di microimprese sociali e la grande prevalenza è stata a matrice femminile.
E per le imprese femminili è irrinunciabile:
– Lavorare ed operare con un preciso radicamento nel territorio ancorando l’impresa ad un senso del limite. E ciò non per indifferenza verso altre/i,bensì perché altre e altri abbiano spazio e possibilità.
– Guadagnare con sobrietà per guadagnare tutti avendo presente che ci sono – nell’impresa sociale – guadagni monetari e non monetari.
– Produrre beni e servizi utili per i contesti e per le comunità per un buon vivere collettivo.
La Mag considera questo operare un patrimonio sia culturale che impreditivo di valore generale. Patrimonio che può potenziarsi se avanza l’atteso “ rinascimento del settore pubblico” con una rinnovata dinamicità, trasparenza e legalità. Patrimonio che può potenziarsi ulteriormente se aumentano le libere prese di posizione di donne e uomini che finora si sono autocensurati rispetto ai saperi dell’economia tradizionale, delegandone la responsabilità a manager ed economisti con le derive che sono sotto gli occhi di tutti.
“Economia come governo della casa e pensare il mondo come ambiente domestico” è la sollecitazione e la proposta di Ina Praetorius ( teologa e femminista svizzera) raccolta nel testo “la Vita alla Radice dell’economia.”( Edizioni Mag )
Anche da questa idea/forza traggo la fiducia a ri-partire in primis dal sapere delle madri, da sempre attente alla sobrietà, al riciclo, al risparmio, a dare aiuto prima a chi è in più in difficoltà, e quindi dal sapere di padri autorevoli, ( io ad esempio ho avuto in G. B. Rossi un padre simbolico che ha investito nelle giovani donne a partire da me).
Ri-partiemo dalle madri e dai padri, dalle loro intelligenze, dai loro saperi pratici e la crisi in atto – credo – possa diventare una occasione per ritrovare senso e misura di un vivere buono per tutte e tutti.
6) Banca Etica rappresenta un superamento o un’integrazione della vostra attività in un contesto più ampio?
Banca Etica si è nutrita dell’esperienza originaria delle Mag ed in particolare di Mag Verona.
Banca Etica ha scommesso e investito quasi esclusivamente sulla dimensione della finanza etica attivando una raccolta di denaro ed una strategia di impieghi a livello nazionale.
Le Mag invece si sono radicate profondamente nei contesti locali sviluppando una loro complessità d’esistenza nella quale la finanza etica è quotidianamente e strategicamente integrata allo sviluppo dell’Economia Sociale e Solidale. E ciò sia sotto l’aspetto dell’azienda autogestita, sia sotto l’aspetto della cura della formazione e dell’educazione ricorrente alle socie ed ai soci dell’impresa e sia nella sperimentazione di nuovi stili di vita: consumo critico e consapevole; cultura della sussidiarietà e della co-progettazione pubblico/privato-sociale per una efficiente e partecipata manutenzione dei beni comuni (terra- acqua-lavoro- salute – cultura – agio del vivere).