Nuovo inizio di speranza collettiva:andiamo insieme oltre la crisi del liberismo

Ripubblichiamo il testo del Documento Politico che, vista l’attuale situazione economica, vogliamo riportare all’ attenzione.
Il documento titola:
“NUOVO INIZIO DI SPERANZA COLLETTIVA
a partire dall’esperienza dell’Impresa Sociale
a matrice Mag e Dintorni”
Vogliamo contribuire in sinergia, con donne,uomini ed altre libere aggregazioni, a rinnovare la qualità della politica e particolarmente dell’economia e del lavoro.
23 firmatari referenti di 15 Imprese Sociali a matrice Mag (Cooperative Mutualistiche, Associazioni, Fondazioni, Onlus):
Lino Satto e Giovanna Cimolai (Coop. Lavoratori Metalmeccanici di Terrossa di Roncà); Antonio Tesini (Coop. Agricola Cà Magre di Isola della Scala); Maria Teresa Bosco e Anna Maria Girelli (Ass. La Strada Gph di Verona); Maria Rosa Birtele (Coop. Sociale L’infanzia di Sona); Maria Teresa Giacomazzi, Simonetta Cappelletti, Alessia Berardinelli, Oriana Fasoli, Elena Ziviani e Loredana Aldegheri (Mag Verona); Mauro Peroni (Coop. G. Cappelletti di Colognola ai Colli); Enrico Zampini (Coop. sociale Filo Continuo di Pescantina); Marcella Cordioli (Anatra Bianca Ass. Onlus di Villafranca); Giovanna Leoni (Coop. sociale Tangram di Valeggio S/Mincio); Sandra Aliprandi (Coop. sociale il Trillo di Caprino Veronese); Francesca Benetti e Giorgia Ronconi (Hermete Società Coop. Sociale Onlus di Fumane); Lucia Lombardi (Ass. Il Piccolo Principe di Negrar); Stefano Freddo (Agricoltore biologico di S. Giovanni Lup.); Maria Teresa Girardi (Ass. Ospitalità Baldo – Garda di Caprino veronese); Giovanna Fantoni (Coop. sociale L’Alveare di S. Martino Buon Albergo).
Imprese Sociali: Cooperative Mutualistiche, Associazioni, Fondazioni, Onlus a matrice Mag e dintorni
CREIAMO LAVORO, SERVIZI E CULTURA
Costruiamo una diversa Civiltà dei rapporti
Pensiamo politicamente per non subire la rassegnazione e le diffuse paure.
Apriamo conflitti, se necessario,
per creare nuove parole e nuove azioni
e perciò maggior libertà.
Tra crescita e decrescita
perseguiamo fattivamente
LO SVILUPPO EQUO E SOLIDALE
ovvero la capacità di agire
secondo le misure di una Economia alla cui radice sta il Buon Vivere di Tutti/e.
Un’Economia che pensa
il mondo come Ambiente Domestico
e che sostiene la RIDUZIONE DELLO SPRECO,
il RECUPERO ed il RICICLO dei BENI
la CONDIVISIONE-REDISTRIBUZIONE delle RISORSE
la CURA delle CITTA’,
della TERRA e dell’ARIA,
che opera
CON SENSO del LIMITE e della SOBRIETA’,
criteri cari a tante donne e a quegli uomini che hanno abbandonato il patriarcato virulento.
Economia Sociale, Finanza Etica, Microcredito
Ci accomuna una pluriennale presenza nell’Economia Sociale nei diversi campi: il lavoro di cura ad anziani, bambine e bambini, adolescenti, donne e uomini nel momento della loro sofferenza e della difficoltà; la formazione, l’educazione e la didattica in tutte le sue forme ed espressioni; l’aiuto alla ricerca interiore e al benessere della mente e del corpo; le creazioni artistiche; l’educazione alla coesione delle comunità per una cultura della differenza; l’agricoltura biologica, il commercio equo solidale nel sud del mondo ma anche nel nostro occidente; altri mercati e altre modalità di acquisto e consumo; il turismo responsabile; la cura e l’educazione all’amore per l’aria che respiriamo e il verde, i territori e le città che abitiamo; l’industria innovativa; il riciclo e il recupero anche di vecchi mestieri e passioni civili; le nuove attività artigianali e i nuovi mestieri che le giovani generazioni inventano, passando per la finanza mutualistica ed il microcredito solidale e molto altro ancora.
Il nostro intraprendere è nato dal desiderio di contribuire, con le nostre personali idee ed energie a creare lavori socialmente significativi per noi ma anche per i nostri contesti territoriali e per le nostre comunità.
Nel tempo abbiamo maturato competenze, saperi e visioni che sono oggi una “ricchezza straordinaria” in cui radichiamo il nostro “esserci”, in un contesto generale sempre più dilaniato da dinamiche pesanti e a tratti insopportabili e che, per certi aspetti, mortificano le nostre migliori tensioni. Una ricchezza non sempre quantificabile in termini monetari perché lavora per e con le persone, con le loro esistenze fragili e con l’imprevedibilità della vita, e che proprio per questo, soprattutto in questo periodo di crisi, non ha prezzo.
Inoltre, il nostro lavoro nell’Economia Sociale ci ha educati/e anche all’esposizione pubblica a partire dal confronto con la Mag (Mutua e Servizi) e spesso, dove possibile, in rete con altri enti, istituzioni e gruppi, associazioni di volontariato e movimenti tesi al Bene Comune.
Ci accorgiamo così che attorno a noi – pur nelle ambivalenze – è già in atto un cambiamento del simbolico, quell’orizzonte di senso che mette in moto azioni e politiche concrete per realizzare il vivere in armonia e con sobrietà, quello che il professor Luigino Bruni chiama la Felicità Pubblica. Felicità Pubblica ancorata ai rapporti e alle relazioni basate sull’ascolto, sul dire verità, sul pensare insieme, aprendo se necessario conflitti non distruttivi, alla luce del sole e senza trappole nascoste; sul fare festa con semplicità, fuori dagli abbagli del consumismo e sul coltivare una spiritualità non separata dal resto della vita.
Ci rafforza sapere che ovunque nel mondo sta crescendo la consapevolezza al consumo critico e al rispetto dell’ambiente e che si stanno inventando nuove forme dell’abitare dotate di servizi ad energia rinnovabile, un abitare che ri-contempla pratiche di autoproduzione e di mobilità leggera.
Le modificazioni sociali che sentiamo irrinunciabili
Proprio dal nostro peculiare punto di osservazione sulla società, privilegiato e a volte bistrattato, prendiamo parola. Non vogliamo costruire un ennesimo movimento o “partito” ma desideriamo creare nuovi legami e rafforzare quelli esistenti tra coloro che operano quotidianamente in questo ambito e con finalità simili alle nostre e che non possono più rinunciare ad essere soggetti di effettivo dialogo con le Pubbliche istituzioni, o meglio con i migliori amministratori che fattivamente si muovono per la ricerca delle strade migliori per il bene comune. Prendiamo parola – in relazione – per favorire cambiamenti anche in coloro che sono nell’incertezza dell’agire; per costruire, nei singoli contesti in cui ognuno/a opera, azioni che si riconnettano a quelli di altri/e superando le diffuse dispersioni.
Quel che non vogliamo, invece, è che i nostri saperi ed esperienze siano rispolverati e esaltati solo per tamponare o per rimuovere le macerie create dall’azione e dal pensiero dominante che, sempre più, sta rilevando tutta la sua caducità.
I necessari cambiamenti
La nostra esperienza imprenditiva e le nostre competenze nell’economia e nel lavoro ci chiedono oggi di scommettere su cambiamenti necessari ed improrogabili nella gestione delle diverse ricchezze della nostra società locale e planetaria, pena la vanificazione del nostro quotidiano operare.
Questi cambiamenti possono partire se a fronte di una aggiornata coscienza collettiva decolla un riposizionamento del denaro attraverso interventi delle Istituzioni Economiche, Amministrative e Governative che hanno il compito di mettersi di nuovo al servizio dello sviluppo umano responsabile e delle forze creatrici delle donne e degli uomini delle differenti generazioni disponibili a cooperare.
Accanto a questo, sentiamo la necessità di modificazioni sociali e culturali di respiro ampio che tuttavia sappiano mettersi veramente in atto solamente passo dopo passo. Alcune che intravediamo sono queste:
1) Desideriamo far rivivere una fattiva e diffusa solidarietà basata sul ripensamento del concetto di limite. Chi ha di più ha la possibilità di condividere subito, per libera scelta, non aspettando la possibile e auspicata redistribuzione fiscale dello stato e delle autonomie locali. (es. progetto Mag in cantiere: Incubatore Solidale per far incontrare chi ha idee ma non ha mezzi con chi ha mezzi economici e non ha eredi).
2) Riteniamo indispensabile al buon vivere il legame tra le generazioni, anche nell’ottica dell’invenzione di nuovi lavori a partire da quelli antichi. E così invitiamo le giovani e i giovani a confrontarsi con la possibilità di investire tempo ed intelligenza nell’apprendimento del meglio dei saperi pratici delle generazioni passate, pur aggiornandoli al tempo presente, aprendo così nuove piste, possibilità e direzioni. Solo così l’impresa sociale dell’oggi, ma non solo, potrà essere il luogo del loro lavoro futuro.
3) Vogliamo che i/le referenti delle Istituzioni, che presidiano i Beni ed i Servizi Comuni, recuperino il senso unico e inderogabile della loro funzione che è il reale servizio alle collettività. Abbandonando così burocraticismi, clientele, ostilità verso il nuovo, differenze, pregiudizi, strapotere verso le persone comuni e verso coloro che arrivano da altri paesi e culture. Persone che sono qui mosse dal bisogno di sussistenza e di futuro che non vedono nei loro paesi, anche e soprattutto a causa delle politiche di rapina dell’occidente. Politiche che hanno tolto nel Sud del Mondo terre, coltivazioni, beni, ma anche l’immaginario di uno sviluppo di una cultura, di un’economia e di una politica coerenti con i contesti.
4) Auspichiamo che l’irrinunciabile cura quotidiana della nostra vita (quando siamo bambini, quando diveniamo vecchi, quando ci ammaliamo, quando siamo segnati da disabilità e fragilità) sia assunta da donne e uomini corresponsabilmente secondo le possibilità e le differenze, nell’orizzonte dell’interdipendenza e del piacere del vivere comune. Ci rendiamo conto che questo cambiamento ha bisogno di un lento lavoro di educazione ma sappiamo che può essere favorito all’interno di una rete di servizi sociali, che molti di noi hanno inventato in prima persona o insieme alle istituzioni pubbliche e che vogliamo sia sostenuta e rinforzata e non fatta a pezzi, come purtroppo sta capitando. Ancora una volta la condizione, affinché ciò possa avvenire, è una giusta economia: vogliamo che qui siano dirottati il denaro, gli interventi e le risorse economiche, denaro che deve essere recuperato in primis togliendolo dagli attuali e talvolta scandalosi privilegi economici di chi opera anche nei servizi sanitari e sociali ma non solo.
Il succo della politica per noi
Con il nostro agire nell’Economia Sociale noi facciamo politica mettendo in essere dei comportamenti basati proprio sullo scambio, sull’accettazione dell’interdipendenza, sul sostegno alla precarietà, sul limite e sulla condivisione delle risorse. Da qui nascono le nostre aspettative per una nuova Civiltà libera, coesa e ciò che consideriamo il “succo” della politica vera di oggi.
Politica che non promette né distribuisce favori ma che stimola, accoglie e mette in circolo il meglio di ogni donna e uomo, nella propria singolarità, con i suoi doni e limiti, locale o migrante che sia, singolo e associato.
Oltre il conosciuto mercato globale
Ci permettiamo di immaginare che il mercato globale, ormai luogo di catastrofi che quasi quotidianamente ci sovrastano, possa essere ridisegnato dai “saperi domestici” ovvero dai saperi del governo della vita quotidiana. Questa millenaria sapienza a matrice femminile ha saputo e sa nutrire e distribuire le risorse secondo i bisogni. Da qui si può imparare a far fronte all’urgenza universale di “nutrire questo pianeta”. Nutrire, quindi: non fare guerre, non ridurre alla fame e alla sete, non depauperare, non desertificare, non cementificare, non privare dei beni spirituali.
Pensiamo il mondo come ambiente domestico
In pratica, significa cominciare a pensare il mondo come Ambiente Domestico, non inteso come spazio di rifugio e separazione, chiuso tra le mura della casa, ma come luogo che rimanda allo stare bene nel mondo, ad altri paradigmi, agli antipodi degli attuali, che poggiano sull’accumulo, la frenesia, il consumare beni e il bruciare relazioni, sull’esibizione e il narcisismo. Partire da un altro orizzonte di vita significa confidare che, come la Teologa Ina Petrorius ben dice, (1) “si allarghi il giro di quanti non si fanno dettare il loro stile di vita dalle mode e di quanti coltivano il piacere di cucinare e di stare seduti nel parco. E ciò sapendo, ad esempio, che a New York la vita può essere molto noiosa e per questo stanno a casa. Si tratta di donne e uomini che non ricercano la carriera e non sanno molto dell’andamento della borsa. Talvolta scrivono una poesia mentre puliscono il bagno. Le cose che non nuocciono a nessuno sono la loro occupazione preferita. Sono a favore di un reddito di base per tutti perché sono convinti che la maggior parte delle persone voglia impegnarsi in cose sensate. Comprano vestiti di seconda mano, talvolta fatti da sé e non sempre stirati bene e così via”. ( (1) Vedi Ina Praetorius da “La vita alla radice dell’economia” – ed. Mag).
Altri investimenti possibili
Questo pensiero sul mondo e questo ripensamento dell’economia ci rimette in contatto con l’educazione che molti e molte di noi hanno dentro di sé, ricevuta dalle madri, dalle nonne e dai veri padri, educazione che ci indica una strada: le risorse risparmiate e sottratte al consumismo e allo sperpero siano più utilmente indirizzate ad altro.
Insieme prendiamo parola
Sentiamo, oggi più che mai, la responsabilità a dare vita – in relazione alle donne e agli uomini e alle diverse associazioni impegnate per il cambiamento – ad una ampia mobilitazione di energie, forze e idee affinché migliorino i rapporti a tutti i livelli. Sia i rapporti che attengono alla sfera delle singole persone, sia quelli che attengono alle pubbliche istituzioni (amministrative, economiche, sociali, giudiziarie).
Sosteniamo e lavoriamo con coloro che nella pubblica amministrazione, spesso con coraggio, talvolta con eroismo, operano con abnegazione a servizio dei bisogni della comunità e per una serena convivenza, affinché coloro che nelle macerie del potere, agendo da burocrati o da nuovi podestà, si sentano delegittimati e abbandonino così il campo affinché si radichi una nuova Civiltà.
Aspettiamo punti di vista, rimandi e adesioni di quanti ci leggeranno a info@magverona.it