Nuovo numero di AP: L’economia di conversione per un mondo condiviso

Nuovo numero di AP: L’economia di conversione per un mondo condiviso

È in uscita il numero 01, anno XX (gennaio/aprile 2012) di Autogestione e Politica Prima, trimestrale di azione Mag e dell’economia sociale.

Questo fascicolo, intitolato “L’economia di conversione per un mondo condiviso, presenta i seguenti articoli:

Editoriale, di Loredana Aldegheri

Dall’occupazione del Teatro Valle di Roma alla nuova creazione in atto, a cura di Loredana Aldegheri

L’Università va al Teatro Valle per aiutare a trovare le parole della nuova esperienza autogestionaria, intervista alla prof.ssa Federica Giardini di Loredana Aldegheri

La speranza oltre la crisi: il consiglio Mag straordinario ed aperto accoglie la sfida dei tempo, a cura di Paolo Dagazzini

Le strategie di Penelope per salvare insieme – donne e uomini – la vita sul pianeta, di Alessandra De Perini

Le povertà aumentano, la Fondazione Zancan indica spiragli e direzioni, a cura di Tommaso Visentini

Lampedusa la desiderata, di Anna Di Salvo

– Spaginando: Forza Grecia – esperienza di riscossa

– Legge Futura: Possibilità di deduzione dei contributi

– Letto per voi: Università fertile. Una scommessa politica, a cura di Alessandra De Perini

Riportiamo di seguito l’editoriale di Loredana Aldegheri.

La conversione riguarda le donne e gli uomini nelle loro differenze e nelle loro dimensioni fondamentali di spiritualità e di materialità. Dimensioni che abbiamo bisogno di ricongiungere affinché l’economia e soprattutto il sistema finanziario ritrovino il proprio posizionamento nel deciso sostegno alla vita e ai viventi. Per questo parliamo oggi di economia di conversione.

• L’economia di conversione sposta il focus dal consumismo diffuso e dall’arricchimento di pochi all’essenziale e al benessere di tanti. Si concentra su una aggiornata solidarietà ovvero su un agire che chiama alla condivisione piuttosto che al “si salvi chi può”.
• L’economia di conversione non separa pubblico e privato, né li avvinghia uno sull’altro. Semmai, supera la troppo conosciuta reciproca strumentalità per fare spazio ad una trasparente interdipendenza tra i due ambiti facilitando una nuova fertilizzazione delle Istituzioni.
• Concretamente, le politiche dell’economia di conversione realizzano uno sviluppo equo e solidale: oltre la crescita e oltre la decrescita, con azioni di:
1. Redistribuzione della ricchezza attraverso un’imposta patrimoniale sui beni diversi dalla prima casa e un’imposta sulle transazioni finanziarie (vedi campagna zerozerocinque in atto www.zerozerocinque.it).
2. Redistribuzione del lavoro. Dato che il 10% circa delle forze lavoro sono disoccupate e il 90% delle forze lavoro sono superoberate: c’è, sul tempo al lavoro, la possibilità di un patto tra le generazioni.
3. Riconversione ecologica nei servizi locali di trasporto, nell’energia, nel riscaldamento e soprattutto nella produzione agricola, alimentare, con una ritrovata cura del suolo ad ogni livello geologico.
4. Attenzione e sostegno ai Beni Comuni tra cui il denaro, il lavoro autorganizzato e cooperativo, il lavoro domestico e di cura. Rilancio della Mutualità relazionale.
5. Reddito sociale per disoccupati/e di lunga durata per formazione, riqualificazione e autoimpiego, e per borse lavoro a giovani – donne e uomini – che intraprendono attività in prima persona spesso con altri e altre;
6. Recupero dei centri storici, creazione di parchi urbani e messa a disposizione di ambienti pubblici per attività, anche di autoammodernizzazione, botteghe artigiane, sedi ricreative e spazi associativi.
7. Sostegno ad interventi culturali, musicali, artistici diversi dai mega-eventi, favorendo che tali passioni, specialmente nelle giovani generazioni, diventino lavoro e reddito.
8. Recupero, riciclo, riuso dei beni ad ogni livello, per evitare sprechi, rifiuti, eccessi, ma anche per rispetto delle cose e del loro intrinseco valore materiale e spesso creativo. Recupero e aggiornamento dei vecchi mestieri sia di origine femminile che maschile.